Lo Jôf di Sompdogna possiede tutte le caratteristiche per poter essere scalato: un itinerario della Grande Guerra dove potrete trovare numerosi resti bellici, come un ex osservatorio di guerra, trincee, appostamenti e anche la famosa “Tomba del Mago” (vedi approfondimenti a fine dell’articolo). Si presenta come una cima di media difficoltà, non tanto per la lunghezza totale che non è eccessiva (5 km totali e 500 metri di dislivello), ma piuttosto per la la presenza di alcuni tratti, in particolar modo verso la cima, un po’ esposti e friabili, dove non serve kit di imbrago ma sicuramente un po’ di attenzione.
L’itinerario non presenta particolari difficoltà ma deve essere affrontato con una buona preparazione fisica e una buona capacità a muoversi su terreni friabili.
Dove lasciare l’auto
Ci sono due possibilità per raggiungere lo Jôf di Sompdogna: noi siamo saliti in auto fino al parcheggio di Sella di Sompdogna, dopo una rotabile lunga 18km, in alcuni punti stretta ma facilmente percorribile. Una valida alternativa sarebbe quella di giungere dal Rifugio Grego, lasciando l’auto in P6 Ghiaie, alla fine della Val Saisera (allungando quindi l’escursione di circa 2h totali tra andata e ritorno). Vi indichiamo il punto preciso dove abbiamo lasciato l’auto noi mentre per la seconda alternativa vi rimandiamo al link del Rifugio Grego.
Il percorso
Il nostro itinerario per lo Jôf di Sompdogna inizia dalla omonima sella, dove è possibile, in estate, trovare qualche animale al pascolo. Una volta lasciata l’auto ci si incammina lungo un vialetto gradinato dove è presente un cartello e un abbeveratoio.
Si segue la traccia del sentiero principale in un rado sottobosco, fino a trovare dopo 5′ dalla nostra partenza le prime (e uniche) indicazioni per la nostra cima. Si seguirà sempre il sentiero CAI 610: il sentiero, dapprima in sottobosco e poi a cielo aperto, comincerà a salire con pendenza decisa, a tratti impegnativa per buona parte del percorso.
Durante il percorso, si raggiungono alcuni resti di alloggiamenti militari: il sentiero dà un po’ di tregua, diventa meno ripido e il paesaggio cambia. Il bosco lascia spazio a bassi arbusti e al pino mugo, salendo su un sentiero roccioso. Dopo aver passato l’ex osservatorio militare, o ricovero Kopfach, si raggiunge la la cima, con la grande croce di vetta.
Per il ritorno possiamo scegliere di tornare indietro per la stessa traccia o di concludere il giro facendo un anello. In entrambi i casi, vi lasciamo la traccia gpx del percorso.
Se deciderete di fare un anello, il sentiero continua sul versante opposto della cima: la nostra discesa inizia quindi lungo il sentiero CAI 652, entrando nel vivo delle fortificazioni italiane. Da subito ci appare un grande labirinto militare, probabilmente un ex alloggio in tempi di guerra e una galleria blindata che, assieme alle trincee fortificate, collegava la cima con le varie postazioni. Poco più avanti, proseguendo fuori dal sentiero, si incontra la spettacolare Tomba del Mago.
La Tomba del Mago era una ex postazione dei cecchini italiani, utilizzata per controllare i vari passaggi lungo l’ex confine austro-ungherese. Si tratta di un’opera bellica molto particolare, lunga circa una decina di metri con molte feritoie e passaggi rivolti verso la Val Saisera. La costruzione è visibile solo dall’esterno a causa di alcuni detriti e macerie crollati negli ultimi anni.
Dopo qualche foto, si riprende il sentiero ben segnalato scendendo verso il vallone di Carnizza. Si scende senza particolari difficoltà fino a incontrare il bivio col sentiero 611 e si svolta a sinistra, seguendo sempre il 611. La pendenza è più marcata e si perde una buona parte del dislivello. Il sentiero attraversa dapprima un ghiaione per poi entrare nel sottobosco fino a raggiungere il rifugio Grego. Dal rifugio, si prende la larga carrareccia sterrata verso sinistra che ci porta in 10′ al nostro punto di partenza.
Tracce gpx
Traccia gpx andata e ritorno sullo stesso sentiero: circa 5 km e 450m di dislivello.
Traccia gpx ad anello. Circa 7km e 500m di dislivello.
Guida pdf
Ti lasciamo anche la guida in formato pdf con il riassunto del percorso e le due mappe dei sentieri.
Foto
Commenti
Lo Jôf di Sompdogna si presenta come una cima impegnativa dal punto di vista della fatica, soprattutto nel primo centinaio di metri di dislivello. Non è una cima eccessivamente difficile, ma bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi, come ogni percorso d’altronde, ma qui con un attenzione maggiore data il particolare tipo di terreno friabile. La vetta è davvero panoramica.